L'archivio

La riflessione del collettivo, con l’aiuto dei partecipanti e delle partecipanti che si sono susseguiti nelle residenze, si è concentrata sui concetti di vuoto e abitare e sul significato delle rovine.

La prima fase di questa azione è stata la pulizia del luogo che ha innescato, senza volerlo, processi che rientrano nelle metodologie dell’archeologia contemporanea. Per decifrare la stratificazione cronologica abbiamo cercato su alcuni oggetti rinvenuti dagli scavi i dettagli che fornissero una precisa provenienza temporale, come ad esempio la data di scadenza sui recipienti in plastica o alluminio. Dove non vi era questa possibilità, ci siamo orientati tramite i “fossili-guida”, ovvero reperti di cui si conosce all’incirca la cronologia, come gli scarponi chiodati o le scatolette ad aperture “a chiave”.

Ci siamo poi spinti oltre al metodo archeologico di catalogazione, reinventando nuove storie e utilizzi e provando ad annullare la distanza tra individuo e oggetto. I reperti, ordinatamente posizionati lungo il sentiero, hanno acquisito nuovi significati attraverso narrazioni su carta: scritte, disegni, frottage, ricalchi e segni di vario genere, che gli artisti in residenza o gli escursionisti di passaggio sul sentiero hanno scelto ed inserito all’interno dell’archivio cartaceo.
Il prodotto di questa ricerca ha dato avvio all’Archivio degli scavi, un progetto in divenire dove oggi trovano posto 44 oggetti già catalogati e raccontati. 

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