Residenza 2023

21 luglio - 28 luglio 2021

Anche quest’anno a fine luglio ha avuto luogo la residenza di una settimana nel villaggio di Hòbelté con 10 artiste e artisti selezionati da Casa Walser.
Durante la settimana si sono tenute varie attività proposte dagli ospiti che abbiamo invitato a trascorrere con noi parte di questo tempo.

La residenza avviene nella fase centrale del ciclo delle migrazioni stagionali, tra l’inarpa e la désarpa. I pascoli sono al loro massimo vigore e le temperature consentono a umani e animali di raggiungere gli alpeggi più elevati e godere delle ricchezze offerte dalle alte quote.

Questo periodo è per noi essenziale per approfondire il rapporto con il luogo e condividere momenti di sperimentazione e ricerca con le persone che hanno deciso di prendere parte al progetto e contribuiscono alla ritrasformazione e alla nuova vita delle antiche case walser.

Muro a secco

Una delle imprese che ha determinato l’ultima edizione della residenza d’artista è stata la costruzione di un muretto a secco, seguendo i preziosi insegnamenti del nostro capocantiere, Marcello Sabarino, esperto murettista.

La tecnica del muro a secco è l’arte di costruire la casa e le altre strutture di servizio come muri di contenimento e di drenaggio, terrazzi, delimitazioni, cigli di canali o di sentieri. È l’arte di empatizzare con gli spazi pieni e gli spazi vuoti, di entrare in connessione con la pietra per decifrarne la forma, il peso e la superficie, è l’arte di saper trovare un proprio equilibrio interiore da conferire alla stabilità del muro.

Il muro che abbiamo costruito è un muro di contenimento per un terrapieno e percorre il lato rivolto verso valle del perimetro della vecchia casa padronale del villaggio, crollata il secolo scorso. Lo spazio vuoto lasciato dal crollo è ora più ampio e riabitare ed è il nucleo ideale del progetto.

Ecoletteratura e paesaggio

Francesca Nardi, ricercatrice in Ecoletteratura, ha portato a Casa Walser un’attività sulla percezione del paesaggio.
Ci sono diversi modi per leggere il paesaggio, quello proposto da Francesca parte dal corpo, dal contatto fisico con l’altra persona, dallo sguardo e dal guardarsi.

La parte dell’attività del mattino si è svolta a coppie costruite attraverso la ricomposizione di alcuni versi di Giuliano Mesa distribuiti al gruppo e letti ad alta voce. La prima fase visiva consisteva nel focalizzare un punto nel paesaggio e focalizzare una parte del corpo dell’altro. Il momento dedicato alla fisicità e al contatto prevedeva il raccontare ad occhi chiusi ciò che si ha osservato mentre l’altra persona massaggia il tuo corpo.

Nel pomeriggio abbiamo attraversato il pascolo sopra le baite e raggiunto la vecchia stalla abbandonata. Da questo nuovo punto di vista sul paesaggio, il gruppo ha iniziato a scrivere, disegnare, tracciare liberamente dei segni su un unico grande foglio srotolato sull’erba.

Landscape telling

Marianna Bruno, illustratrice, ha tenuto a Casa Walser un workshop che ha intitolato Landscape telling, attività incentrata su come il paesaggio possa essere elemento sia narrativo, sia emotivo. Nella prima parte Marianna ci ha presentato il suo libro, Montagne sacre, o come lo ha definito lei: “un atlante non geografico, ma spirituale”. La seconda parte del workshop – più individuale – consisteva nel sedersi, osservare e riprodurre ciò che nel paesaggio ci attirava per poi condividerlo con il gruppo.

La differenza tra spazio e luogo sta nella connotazione: il luogo, come ci ha spiegato Marianna, è simbolo, mito, rito e folklore. Le possibilità di percepire il luogo, e di conseguenza di rappresentarlo, sono tante e contengono diverse sfumature. La rappresentazione esula da un paesaggio come ritratto oggettivo e lascia emergere un immaginario legato dall’emotività e dall’esperienza personale, in cui spazio e luogo coincidono soltanto nell’istante di uno sguardo.

Yoga Kundalini

Ogni mattina alle cinque e mezza Antonio Rava, Nam Ranjeet come nome spirituale, leggeva il Japji, il testo Sikh che apriva l’ora di Yoga Kundalini. La lezione terminava poco dopo l’alba con un mantra intonato da tutto il villaggio. Alla sera, nell’ora del tramonto, iniziava la seconda sessione.

Le sessioni di Yoga Kundalini di Antonio Rava aprivano e chiudevano le ore di luce, scandendo la routine quotidiana, e conferivano energie positive e sinergia nel gruppo. Di tanto in tanto durante il giorno piccoli cori spontanei intonavano i mantra imparati alla lezione mattutina.

Verso la fine della residenza ci ha raggiunti con piacevole sorpresa Luca Viscuso, allievo Kundalini di Antonio Rava, nonché maestro murettista di Marcello Sabarino. Oltre ad alcuni preziosissimi consigli sulla stabilità del muro che stavamo costruendo, Jiwan Tej – nome spirituale di Luca – ha tenuto le lezioni di yoga degli ultimi giorni.

Amuleti

Dagli scavi della vecchia casa padronale di Hòbelté, sono emersi oggetti di vario genere: ossa di animali, contenitori in plastica o alluminio, scarpe, utensili vari. Per la costruzione del muro a secco è stato necessario continuare il lavoro iniziato l’anno precedente, occasione che ha permesso di aggiungere elementi all’archivio di Casa Walser e ha ispirato il workshop di Davide Dicorato. Davide ha proposto ai partecipanti e alle partecipanti della residenza di osservare gli oggetti trovati e selezionarne alcuni per realizzare un amuleto: un assemblaggio di elementi diversi con cui raccontare una propria storia. Appropriandosi dei reperti e combinandoli fra loro, gli artisti e le artiste ospiti hanno dato loro una seconda vita, con storie nuove e diverse da quelle che avevano prima di rimanere seppelliti sotto le macerie della casa per lungo tempo. 

Dopo aver raccontato al resto del gruppo la storia del proprio amuleto è stato chiesto di osservare il villaggio per individuare il luogo adatto in cui collocare il proprio amuleto, donandolo a Hòbelté.

Osservare la foresta

Anche quest’anno è passato a trovarci Francesco Pastore, dottore forestale che, come nelle edizioni precedenti, è salito a Hòbelté carico di entusiasmo per soddisfare le nostre curiosità sul mondo vegetale e animale, raccontando con parole semplici e appassionanti l’ambiente del bosco e della montagna. Ha introdotto le sue recenti ricerche sulle relazioni tra vari nidificatori delle foreste. Ha approfondito le caratteristiche che influenzano i picchi nella scelta del tronco ideale per la creazione di una nuova cavità, evidenziando come altre specie utilizzino tali nidi come rifugio. Questa rete ecologica è costituita da produttori primari e utilizzatori secondari: la sopravvivenza di ogni componente è garantita dalla presenza e dalla salute degli altri. 

L’attività è proseguita con una passeggiata esplorativa verso l’alpeggio di Mauro. Lungo il sentiero in salita è stata avvistata una famiglia di gipeti che abbiamo potuto osservare da vicino grazie ai binocoli. Arrivati all’alpeggio è stato affascinante scoprire con Mauro il processo di produzione dei formaggi. Con qualche litro di latte appena munto e un po’ di caglio che ci ha lasciato, abbiamo avuto l’opportunità di provare a preparare del formaggio fresco al nostro villaggio.

Il geofonografo e altre pratiche

«Prendi un pezzo di legno lungo almeno quanto il tuo corpo, posizionalo sul timpano, premi con le mani sulle orecchie, cammina e trascinalo con te». 

Il duo di artisti Andrea Caretto e Raffaella Spagna ci ha proposto vari esperimenti di contatto con gli elementi naturali, tra cui un laboratorio ispirato al lavoro di Ludwig Berger, landscape sound artist: il geofonografo, uno strumento naturale per ascoltare il suono del terreno. Dopo un primo momento conoscitivo e di presentazione avvenuto all’ombra delle baite, in cui ognuno ha raccontato di sè stesso partendo dalla storia dei propri nonni, il gruppo si è successivamente spostato verso i prati sopra al villaggio per sperimentare il geofonografo e ritagliarsi qualche istante di intimità e di connessione con il bosco.

Viaggi di racconti

Lo spazio in cui si svolge la residenza Casa Walser è attraversato dal Walserweg, o Grande Sentiero Walser. I sentieri sono delle linee irregolari intersecate fra loro che si adattano alle superfici che attraversano. Servono essenzialmente per collegare luoghi più o meno distanti e vengono percorsi da camminatori e viaggiatori.

Daniela Siclari ha percorso questo sentiero per venire a raccontarci alcune tappe di un viaggio che ha intrapreso per ripercorrere i passi di un altro camminatore, un grande uomo di nome Enzo, scomparso alcuni anni fa mentre percorreva il cammino di Santiago di Compostela. La sua presenza a Hòbelté ha sottolineato la potenza evocativa del camminare.

Daniela, così come era solito fare Enzo di ritorno dai suoi lunghi viaggi in giro per il mondo, ha condiviso con noi fotografie, mappe e alcuni oggetti, per raccontare attraverso di essi storie di genti e paesi lontani. Sono state mostrate anche monete e banconote provenienti da i viaggi di Enzo in diversi paesi. Su di esse, oltre al valore economico che rappresentano, sono impressi simboli e immagini che appartengono alla nazione di origine, indicandone tradizioni e culture. Passando di mano in mano, anche le monete, così come i viaggiatori, possono percorrere lunghe distanze per raccontarci di mondi lontani.

Camminare

Camminare rappresenta il gesto distintivo che caratterizza la residenza Casa Walser e la vita nelle terre alte. Innanzitutto, camminare può essere un gesto essenziale di per sé, privo di ulteriori scopi. Percorrendo i sentieri di montagna è possibile modificare il proprio sguardo, spaziando dal lungo raggio sul paesaggio ai piccoli dettagli, dalla vegetazione alla fauna, dalle rovine di un abitare umano ai resti di due grandi guerre combattute lungo l’arco alpino. Tali dettagli si inseriscono nella cadenza del passo e nel respiro. I sentieri hanno anche la funzione di collegare luoghi diversi, unire storie e tradizioni, mettere in contatto la montagna “orizzontale” dei pascoli e delle malghe, dei lariceti e delle faggete, dei colori e delle stagioni, con la montagna “verticale” dei ghiacci e delle cime aspre, dei pini silvestri aggrappati alle rocce e delle croci di vetta. Si può dire che il villaggio di Hòbelté, con i suoi 1807 mt. di quota, sia situato in quella che abbiamo definito “montagna orizzontale”. 

Durante le varie attività proposte dai relatori il gruppo di partecipanti alla residenza ha l’occasione di muoversi nel territorio circostante, esplorandolo senza meta. Il team di Casa Walser propone ogni anno un’attività in cui si percorre un sentiero con una meta precisa: il Colle Pinter e i due laghi poco oltre, a 2770 mt. La camminata è lunga e faticosa, ma anche questa volta il gruppo si muove con sinergia e il passo di ogni persona si allinea a quello delle altre per condividere lo sforzo. Osservando attentamente ciò che si trova lungo il sentiero, il gruppo raggiunge la meta e ritrova con soddisfazione una montagna diversa, quella “verticale”.
Giunti al colle, chi ancora conserva energie può raggiungere il bivacco Lateltin e la cima del Monte Pinter, a 3132 mt.

Artiste e artisti partecipanti

Andrea Candiano

Lorenzo Castiglioni

Clotilde Schiapparelli

Isabel Rodriguez Ramos

Giorgia Pia

Luca Olivieri

Marco Berton

Paola Anzichè

Sofia Freisa

Spontaneus Lab

Ospiti

MARCELLO SABARINO

 

“Da quando son bambino nutro la mia curiosità esaminando e interagendo con diversi materiali.

Passavo pomeriggi in spiaggia a spaccare sassi, modellavo la creta nel laboratorio di mia mamma e partecipavo a corsi di scultura del legno. Dopo cinque anni passati a disegnare e plasmare sono uscito dal liceo artistico e subito mi son fiondato a bottega.
Passando da maestro a maestro ho praticato: restauro ligneo, falegnameria, muratura, restauro di beni architettonici.
Quando mi sono licenziato pensavo di lavorare da un fabbro; ma a chiamare son stati due super murettisti che mi hanno insegnato il mestiere e con cui collaboro tuttora.”

 

FRANCESCA NARDI

“Francesca Nardi è dottoranda all’Università di Bologna, dove si occupa di letteratura italiana contemporanea e Environmental Humanities. La sua ricerca ruota attorno ai temi della slow violence, dell’acqua, dell’oralità/voce e del margine in autori e autrici dagli anni 80’ in poi, con particolare attenzione alla rappresentazione dei fenomeni ambientali e sociali adottando uno sguardo situato e aperto alla transdisciplinarità. È inoltre interessata al rapporto tra narrazioni e territori che indaga anche con il collettivo artistico GRU, di cui è cofondatrice e che lavora a partire da pratiche di relazione informale con i luoghi e l* abitanti.

 

MARIANNA BRUNO

“Nata a Cuneo nel 1999, ha studiato pittura e illustrazione alla Libera Accademia d’Arte Novalia di Alba (CN) e tecniche di incisione alla Fondazione Il Bisonte per lo Studio dell’Arte Grafica di Firenze. È stata selezionata per diversi premi e concorsi, tra cui Inchiostro Festival, Premio Nuvolosa e Notte di Fiaba. È illustratrice e autrice di libri illustrati e collabora con il Museo Civico della Stampa di Mondovì. I suoi lavori si ispirano soprattutto al folklore, alle tradizioni popolari e a tutto ciò che è arcaico e primitivo, oltre che all’elemento naturale e alle relazioni tra uomo, natura e cultura.”

 

ANTONIO RAVA

“Antonio Rava, Nam Ranjeet come nome spirituale, è diplomato Maestro di Kundalini Yoga, come insegnato da Yogi Bhajan, presso il centro Cerdikala di Milano e ha seguito numerosi corsi di perfezionamento con il maestro Shiv Charan (teacher 2 ̊ livello).
Ha conseguito il secondo livello di training e sta sviluppando la conoscenza del Karam Krya. Nel 2020 ha coordinato il Men’s walk in Italia, al Castello di Bagnolo Piemonte.
La pratica che insegna comporta l’attivazione delle diverse frequenze e assorbimento del Prana nel corpo attraverso esercizi dedicati del Kundalini Yoga.
I benefici attribuiti alla pratica del Kundalini Yoga provengono dalla tradizione millenaria di questa disciplina. I risultati variano a seconda delle differenze fisiche, della correttezza e della frequenza della pratica.”

 

DAVIDE DICORATO

“Davide Dicorato nasce a Milano nel 1991 dove vive e lavora.
Il suo lavoro è caratterizzato da interventi scultorei che si sviluppano a partire dalla lavorazione o trasposizione di elementi naturali e manufatti, i quali vengono rielaborati per dare un senso altro. Il lavoro viene stratificato attraverso sintonie cognitive e processi di sperimentazione che intendono creare nuove relazioni e nuovi punti di vista.
Alcune tematiche come il rapporto uomo natura, individuo e società, l’archeologia contemporanea, l’architettura, il tempo, la memoria, l’identità, l’obsolescenza ricorrono spesso nella sua ricerca artistica.”

 

DANIELA SICLARI

“Per lavoro e soprattutto per diletto, ho viaggiato molto. Ed ho sempre avuto una macchina fotografica con me. La fotografia non è la mia professione, ne sono però appassionata ed è un interesse che è accresciuto nel corso della mia vita.
Con il passare degli anni, il mio sguardo è cambiato, vedo dettagli che un tempo non notavo. Perché il mondo è sempre esistito come l’ho vissuto, solo lo osservo inconsapevolmente in modo diverso.
Me ne sono accorta guardando i miei scatti, spesso focalizzati su primi piani ed immagini in formato macro.
Il passaggio alla macchina digitale ha certamente favorito il mio approccio fotografico, e sono contenta di poter, nel mio piccolo, sperimentare applicazioni differenti rispetto a quello che noto. Vorrei poter fotografare con gli occhi: a volte intercetto momenti, sprazzi di vita, che vorrei immortalare, ma è impossibile perché magari sto guidando oppure è un flash e nemmeno faccio in tempo ad accendere la macchina fotografica.
Sono una donna di città, pur avendo frequentato assiduamente la montagna per molti anni, per seguire un amore che oggi non c’è più. Per quell’uomo, ho intrapreso alcuni viaggi legati ai nostri ricordi, ai suoi ultimi desideri. Racconterò le emozioni che lì ho provato.”

 

FRANCESCO PASTORE

“Alberi, foreste, ecologia, paesaggio, relazioni e tradizioni uomo-natura, apicoltura. Alcune delle passioni e degli studi di Francesco Pastore, guida naturalistica e laureato in scienze forestali e ambientali.
Come già nelle due precedenti edizioni della residenza Casa Walser, anche quest’anno condurrà le artiste e gli artisti in residenza nell’osservazione e nell’indagine degli ambienti naturali e rurali attorno al villaggio di Hòbelté e lungo il sentiero.”

 

ANDREA CARETTO E RAFFAELLA SPAGNA

Andrea Caretto (Torino, 1970, Laurea in Scienze Naturali) e Raffaella Spagna (Rivoli, 1967, Laurea in Architettura) collaborano stabilmente dal 2002 esponendo in istituzioni pubbliche e private, in Italia e all’estero.
Caretto e Spagna esplorano il complesso intreccio di relazioni dal quale emergono le cose: le modalità di percezione dell’ambiente, i flussi e cicli della materia e la morfogenesi, le trasformazioni del paesaggio, la relazione selvatico/coltivato e i processi di domesticazione, i rapporti tra vivere / abitare / costruire. Il loro approccio si fonda su un’attitudine alla “presenza” e all’esperienza nel mondo, in stretto contatto con la materia in tutte le sue trasformazioni e individuazioni. Un esercizio di attenzione e cura per le cose intese come nodi di un intreccio, che allena la capacità di percepire il mondo come costituito da elementi in continua corrispondenza.
Sono soci Fondatori dell’associazione di artisti “Diogene” di Torino e della Fondazione Pianpicollo Selvatico – center for research in the arts and the sciences, Levice (To), collaborano con il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino. Vivono e lavorano a Cambiano (To).

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