Salire a 1800 metri facendo risuonare l’ambiente esterno con quello nostro, interno, entrare nella protezione di un nido per catturare i canti, i suoni, i fruscii della natura, immergersi nella condizione originaria di un villaggio walser del XVII secolo, rimasto intatto, gustare i sapori del latte, cenare intorno al fuoco, e vivere la sera alla sola luce di stelle e candele, in compagnia della famiglia ospitante. 
L’esperienza totale di un paesaggio sonoro con l’installazione di Emilia Persenico e le immagini di Dino De Simone, Mattia Marrone, Cristina Vuillermin a Tania Garella, psicologi e sportivi, Francesco Pastore, scienze ambientali e forestali e Mauro Noro, pastore.

Emilia Persenico
Nido d’artista

Emilia Persenico è l’artista invitata a ideare l’insolito habitat, a misura d’uomo, che permette ai visitatori, modificando la loro collocazione nello spazio, di sintonizzarsi in modo inusuale con le sonorità di questo contesto in cui la casa è in continua relazione con la dimensione generativa e distruttiva della natura. 
Emilia Persenico da tempo opera con ogni forma di intreccio naturale, artificiale e tessile e questo intervento ambientale le offre la possibilità di continuare la sua ricerca centrata sulle relazioni e sull’ascolto.

*I testi e le immagini qui sopra sono stati gentilmente concessi dal progetto “Muse Diffuse” e sono consultabili anche sul sito web www.fiberartand.com

Brenno Franceschi e Federico Zamboni
La sosta di un cantastorie

Su un sentiero nella Valle del Lys, venuto dai Monti Pallidi e diretto chissà dove, un viandante si è fermato sul ciglio per un breve ristoro dopo una lunga camminata.
Ripreso il suo cammino rimane una traccia della sua sosta: un bastone, un paio di scarpe e altri effetti del corredo di un viaggiatore, posati lì, ancora pregni dei racconti e delle leggende tramandate dagli avi delle sue terre.
Queste parole, raccontate a sé o a chissà qual altro avventore, restano indelebili su ciò che egli ha lasciato e che, da buon camminatore, porta sempre appresso.
Il viaggio, antica ed eterna esigenza dell’uomo, è il mezzo tramite il quale le storie, le usanze e le culture, anche le più remote, raggiungono e rivestono ogni luogo della terra, garantendo il costante scambio, fonte di crescita dell’essere umano.
L’opera consiste in un’installazione di più oggetti che creano un dialogo con il luogo nel quale è inserita e con l’osservatore, aiutandolo ad immergersi nel mondo fantastico e leggendario che è montagna, facendo luce sulla sua diversità attraverso il tema del viaggio e del racconto. 
I racconti impressi sugli oggetti che compongono l’installazione sono tratti da una raccolta di leggende della narrativa folcloristica delle Dolomiti: “I Monti Pallidi”, di Carlo Felice Wolff. Essi così tracciano un sentiero immaginario fra i meravigliosi panorami culturali della nostra catena alpina, da oriente a occidente.

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