La sabbia è fredda, il mare assume la compostezza del lago, l’atmosfera è lunare: c’è un silenzio che quasi pesa.
Cosa fanno le piante di notte sotto la luna? Che forma acquisiscono? Alcune si chiudono, e altre si aprono.
Per avvicinarsi al lavoro di Gianlorenzo Nardi si potrebbe partire da questa descrizione. La ricerca artistica inizia con il camminare, con l’attraversare un paesaggio marino durante la notte; l’artista si apposta al buio per osservare la vegetazione e realizzare scatti sotto la luce della luna. Lo scatto è a lunga esposizione, prevede quindi un’attesa, attesa che dilata il tempo.
La pianta è della famiglia delle Yucche: fusto legnoso, corteccia liscia, foglie spesse e rigide, fiori gialli e carnosi. Un arbusto che ama il contatto diretto con il sole, con la luce, viene colto attraverso una fotografia notturna. Le piante sono fotografate come se fossero sculture, diventano corpi scultorei. I dettagli naturali si fanno dettagli architettonici, la struttura vegetale si fa corpo. Questo perché la scultura che interessa all’artista è quella legata all’uomo; di conseguenza anche la pianta assume su di sé la sembianza di un corpo.
L’opera compie una transumanza più lunga rispetto alle altre: nasce in Abruzzo – a Pineto, nell’area marina protetta del Cerrano – e da lì raggiunge il villaggio di Hòbelté.